Salvatore Lamanna, di professione invitato, mette in atto una delle sue idee genialissime e redditizie, che devono essere svolte con metodo e disciplina da tutta la sua famiglia, che giace nell’indigenza e nel dolore. Peccato che non tutto funzioni alla perfezione, tanto che si innescano una serie di esilaranti equivoci che conducono lo spettatore in un avvincente e divertentissimo percorso a ostacoli, con tanto di tocco noir.

“Una commedia spumeggiante, scritta da due grandi sceneggiatori fiorentini, Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi, che negli anni ’50 e ’60 hanno dato lustro alla sceneggiatura comica d’autore”.



In breve...

Salvatore fa di professione l’invitato. Lo fa per mantenere la famiglia: una moglie disperata per la mancanza di soldi, una figlia che vive nel mondo delle favole, un figlio impegnato in una maratona di danza e una sorella che fa la custode dei gabinetti di un famoso teatro. Attorno a questo quadro ruotano un donnaiolo bergamasco, una ladruncola cresciuta nella Milano anni ’50, una garzoncella balbuziente, un vecchio bersagliere rimbambito. C’è poi la parte nobile, che partecipa ad un improvvisato comitato benefico: una contessa lombarda con il suo figliolo sensibile e impressionabile, il nipote che ama la bella vita e l’inquietante cameriere russo; una baronessa anglosassone con la figlia aggressiva; una suora africana esperta di miseria.

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Caviale e lenticchie

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